STORIE DAL MONDO – Mara, infermiera a Londra con un sogno nel cassetto.
Quello con Mara è un incontro “casuale”, nonostante oltre ad Erbusco ci siano in comune le sere d’estate, seppur in anni diversi, a giocare a nascondino nella stessa via, alcune amicizie in comune e due fratelli compagni di classe. E così proviamo a contattarla per vedere se ha voglia di raccontare la sua esperienza.
Mara Ferrari, è il regalo di Natale più bello per la sua famiglia (nasce il 27 dicembre), nell’anno delle notti magiche di Italia ’90. E forse, proprio l’influenza di quelle notti renderà magica la sua vita portandola a vivere esperienze che non basterebbe un libro per raccontarle tutte.
Ciao Mara, dal verde di Erbusco al grigio Londra; a che età hai preso questa decisione, e cosa ti ha spinta a salire su quel volo?
Ciao Manuel! La decisione di partire per posti nuovi e stimolanti mi è venuta alla tenera età di 16 anni. Ho sempre desiderato viaggiare e vedere il mondo che c`è li fuori; sono sempre stata una ragazza abbastanza curiosa e, soprattutto, ho avuto la fortuna di scoprire il mondo nei vari viaggi con la mia famiglia sin da bambina. Finita la mia educazione universitaria, all`età di 22 anni, mi sono chiesta quale meta potesse essere agevole come prima esperienza estera ed ho preso la decisione di partire per Londra. Le motivazioni che mi hanno spinta a partire sono varie tra cui imparare una nuova lingua, espormi a possibilità lavorative diverse e nuove, e un gran voglia d`indipendenza.
Londra: tanti anni, e tante emozioni! Qual è stata la tua più grande paura e quale il tuo ricordo più significativo?
Potrebbe suonare un po’ strano, ma non ho mai avuto paura. Era una cosa che volevo fare, una cosa che dava senso alla mia vita, e l`ho fatta! All’inizio ero frustata, ma per una questione burocratica (devi mandare un sacco di carte per poterti iscrivere all’ordine infermieristico in Inghilterra) ed ero a casa senza lavorare. La motivazione giusta veniva da questa voglia di voler conoscere, sperimentare e apprendere il mondo attraverso i miei stessi occhi. Mia mamma dice sempre che sono molto testarda e, che se voglio qualcosa, mi incaponisco molto.
Il ricordo più significativo, rimarrà sempre il giorno che sono partita: 2 valigie, 2 giacconi addosso (non c`era più spazio in valigia), un salame Franciacorta nella borsa e molta eccitazione.
Una metropoli, al cospetto di un piccolo paese di provincia. Una viaggiatrice come te ha fatto fatica ad ambientarsi in una nuova città?
Londra è frenetica! Inizi a camminare più veloce, a stare in giro fino a 18 ore al giorno a volte, ma ti ci abitui subito. Questa città è cosi viva e mai noiosa, una città che ti cattura con le sue 1000 possibilità. All’inizio, fai un po’ di fatica perché le condizioni abitative non sono le stesse che avevi a casa tua. Devi condividere l`appartamento con tante persone, le distanze negli spostamenti sono infinite, il cibo non è lo stesso! Comunque dipende molto come interpreti tutti questi cambiamenti. Cambiamenti che non sono mai facili, ma che ci permettono di crescere ed evolverci, rendendoci persone nuove e migliori.
Guardando questa novità dal mio punto di vista, ti dico che condividere una casa anche con 9 persone ti permette di conoscere gente molto interessante che proviene da diverse parti del mondo. Un’esperienza nella quale ci si aiuta a vicenda per superare le difficoltà lavorative, che ti fornisce un supporto emotivo, ma soprattutto l’incontro con ragazzi con i quale esci e riesci a divertirti.
Per quanto riguarda il cibo e il meteo, lo trovo un clichè dire che è sempre tutto negativo. A Londra puoi mangiare quello che vuoi; hai a tua completa disposizione tutte le cucine del mondo: indiano, asiatico, nepalese, peruviano! E se vuoi qualcosa di diverso, addirittura grilli, coccodrilli, zebre e canguri…
Non è vero che piove sempre; l’unica certezza è che qui non hai un clima mediterraneo, ma sono tutte cose sorpassabili una volta che ti ci abitui (o forse no). Attraversare Londra da nord a sud ti può richiedere quasi 2 ore e mezzo; per intenderci, lo stesso tempo che impiegheresti a prendere un volo e tornare in Italia. Ma questa “negatività” ha anche il suo lato positivo. Cosa vuol dire? Semplicissimo. Ogni quartiere o zona che passi ti offre uno scenario diverso tutte le volte, ed hai sempre qualcosa da scoprire o qualcuno da incontrare. Saresti ancora restio a partire e fare la mia stessa esperienza?
Tra le cose che ci hai raccontato, e che ha acceso la nostra invidia, i numerosi e lunghi viaggi fatti. Sono stati tutti di piacere, o qualcuno di questi aveva come obiettivo la tua crescita professionale?
Ci sono stati viaggi di piacere, ed altri anche lavorativi. Come dimenticare quello nel sud est asiatico, in Laos (se avete l`occasione visitato questo gioiello di Paese, è meraviglioso e si trova tra Tailandia e Vietnam), come infermiera volontaria presso l’ospedale pediatrico di Luang Prabang, dove mi occupavo sia della gestione del personale infermieristico locale, oltre dell’organizzazione di momenti educativi.
Il secondo, più recente, in Uganda presso i campi di rifugiati nel sud-est del Paese. Un’esperienza molto diversa che mi ha dato un primo assaggio della fantastica cultura africana, e che mi ha aiutato sia a sviluppare competenze di gestione professionale, che ad interfacciarmi con la realtà dei migranti provenienti da zone di conflitto.
Tornando al tuo arrivo a Londra, quali progetti avevi quando sei partita? E quali sono i progetti futuri?
Il piano iniziale, che risale ormai a quasi 7 anni fa, era di imparare l`inglese per poter viaggiare, zaino in spalla, per il mondo. E, ad oggi, posso considerarmi soddisfatta; ho fatto esattamente quello che volevo! Ora ho altri progetti che coinvolgo un mix della mia carriera professionale e i miei amati viaggi. Sono ad un punto di svolta molto importante, mi sto approcciando ad un nuovo lavoro ed non so dove mi porterà. Sono pronta ad intraprendere un altro meraviglioso viaggio e nessuno sa cosa mi riserverà il futuro. Non lo trovi fantastico? Io credo che, più le possibilità non sono sicure e ben delineate, più trovo ogni nuova sfida stimolante e affascinante al tempo stesso. E’ proprio questo il bello; partire senza sapere quale altra avventura il mondo ha in serbo per te. Comunque parlando di cose più concrete, sto cercando lavoro presso organizzazioni internazionali che operano nei paesi in via di sviluppo, dove posso mettere a disposizione la mia esperienza aiutando a migliorare la condizione dei servizi sanitari nazionali locali.
Di cosa ti occupi a Londra?
Sono un orgogliosissima infermiera che opera in vari reparti tra ospedali pubblici e privati. Al momento ho preso un periodo di aspettativa per dedicarmi agli studi.
Da infermiera, come hai vissuto il Covid lontana dalla tua terra?
Come in tutto il mondo abbiamo sofferto le problematiche causate dal Covid e, anche in Inghilterra, ci sono stati disagi. Al lavoro, in ospedale abbiamo dovuto tutti adattarci, reparti di non emergenza sono stati chiusi ed io e molti mie colleghi abbiamo lavorato dove c’era più bisogno.
Io personalmente non ho avuto particolari problemi, mi dispiaceva per la mia famiglia e per gli amici perché l’Italia è stata colpita molto duramente ed il lockdown è stato più severo di quello che ho vissuto a Londra. Ero preoccupata per i miei familiari perché tutte le volte che li sentivo il tono della conversazione era al quanto catastrofico, cosa non percepita in Inghilterra, credo la colpa si stata dei mezzi di comunicazione che hanno scatenato il panico ed non hanno mandato messaggi chiari riguardo il Virus. La disinformazione può causare molti più danni della malattia stessa.
Fortunatamente nessuno dei miei conoscenti ha contratto la malattia, questo mi ha permesso di continuare a lavorare molto più serenamente.
Da quando sei a Londra, qual è stata l’esperienza che ti ha lasciato il segno più indelebile?
Che domanda difficile! In questi sette anni passati a Londra trovo difficile descriverti solo un’esperienza. Sicuramente il primo lavoro come infermiera; è stato il mio primo traguardo raggiunto e, come tale, fonte di molte soddisfazioni.
A questo aggiungerei anche i viaggi in macchina nel Regno Unito con un gruppetto di amici, tante risate e le lunghissime notti di festa.
Un’altra esperienza da ricordare, è il breve periodo a Liverpool (la città dei Beatles) dove, studiando, ho avuto modo di sperimentare il sistema educativo inglese.
Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?
[Prima di rispondere, Mara ride] Qui potremmo iniziare una conversazione infinita. Sono due Paesi e culture uniche e totalmente diversi. Se dovessi elencarne solo alcune, direi: l’ordine, le scale mobili e i saluti.
L’ordine, come il rispetto delle code e delle file, qui in UK è un must. Quando aspetti il tuo turno sei ordinatamente allineato con tutti, e il rispettare l’ordine di precedenza è fondamentale; in caso contrario rischi di essere malamente rimesso al tuo posto.
Le scale mobili dove devi rigorosamente sostare alla tua destra se non vuoi rischiare di essere travolto da qualcuno che ha fretta di andare dove deve andare. Cosa molto strana sostare a destra visto che guidano a sinistra, a volte questo ti confonde.
Per quanto riguarda i saluti, gli inglesi sono molto più riservati di noi nel dimostrare segni d’affetto. Si usa dire che gli inglesi sono affettuosi solo con cani e cavalli (No hugging dear. I’m British, we only show affection to dogs and horses). Un motivo c`è! Non esistono baci ed abbracci come segni di saluto, ma solo una polite (gentile) stretta di mano (forse).
Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?
Franciacorta, mia amata Franciacorta! Il luogo che mi porto nel cuore, è via Enrico Fermi! Quando ero ragazzina, nelle calde sere d’estate, ci trovavamo in strada con tutti i miei coetanei erbuschesi a giocare a nascondino, pallone, tante chiacchiere, e bricchi di Estathe a non finire. Sono i ricordi più preziosi, che custodirò sempre e metterò sempre nello zaino che porterò con me!
Se tornando in Franciacorta potessi mettere in valigia qualcosa di Londra e dell’Inghilterra, cosa porteresti con te?
In valigia di cose ne ho già tantissime! Non voglio deluderti, ma quello che porterei con me, non è niente di materiale. Ma, soprattutto, penso che difficilmente possano stare in una valigia. Parliamo di nuove e sincere amicizie, di esperienze lavorative, della lingua inglese oltre che un po’ di spagnolo, francese e greco … e una visione del mondo da diverse angolazioni.
Qual è oggi, il tuo rapporto con l’Italia, e ogni quanto torni ad Erbusco?
Cerco di tornare almeno tre volte all`anno, quando il lavoro e i vari impegni me lo concedono. Poi, ci sono le eccezioni, come quella che mi ha vista protagonista da settembre 2020 a gennaio 2021, dove sono rientrata in Italia per motivi di studio.
L`Italia, ed Erbusco in particolare, è il mio Paese di origine dove sono cresciuta e mi ha dato tanto, lo vedo come un nido sicuro dove trovare famiglia e amici. E` stato un incantevole e sereno punto di partenza che mi ha permesso di spiccare il volo e continuare con questo meraviglioso viaggio di vita.
Torniamo all’attualità. Per molti nostri connazionali che si trovano nel Regno Unito, il rientro in Italia per le festività natalizie è stato un incubo in seguito al blocco delle partenze. Tu come hai vissuto questa situazione?
Non avuto molti problemi, perché sono riuscita a rientrare in Italia a settembre e ho continuato la mia permanenza fino a gennaio.
Sempre parlando di attualità, ti abbiamo contattata per raccontare la tua esperienza a Londra, ed invece ci hai stupito rispondendo da Barcellona. Cosa bolle in pentola per il futuro di Mara?
Al momento ho messo in stand by il lavoro per rimettermi nuovamente sui banchi di scuola! Sto frequentando, con grande gioia, un Master in Global Health presso l`Istituto di Sanità Internazionale di Barcellona. In pentola bolle un nuovo futuro professionale che mi permetterà di contribuire al miglioramento della salute anche di quelle persone che non hanno avuto la fortuna di nascere dalla “nostra parte” del Mondo. Di quelle persone che sono nate in zone di conflitto, dove ci sono tumulti politici, di quelle che sono nate donne, di quelle che non hanno potuto ricevere un istruzione, quelle che non hanno un lavoro, quelle che sono discriminate dal loro stesso Paese, quelle che non possono ricevere nessun servizio sanitario. Ti sembra giusto che in una società globale come quella in cui ci ritroviamo, al giorno d’oggi 2.200 bambini con meno di 5 anni muoiano a causa di infezioni polmonari? O che 303 mila donne incinta durante il parto e che 9 milioni muoiano di fame. Tutte morti prevenibili, e molte anche evitabili; purtroppo però c’è ancora molto da fare se queste disuguaglianze sono presenti!
Tuo fratello oramai è “vecchio” per vivere la tua esperienza; ma se un ragazzo di vent’anni ti chiedesse un consiglio per lasciare la Franciacorta ed trasferirsi all’estero per crescere personalmente e professionalmente, quale sarebbe la tua risposta?
Ah ah ah! Vecchio?? Non credo nessuno sia mai troppo vecchio per crescere personalmente e professionalmente e imparare cose nuove, anzi, le persone più interessanti che abbia mai conosciuto sono quelle che si mettono in gioco anche a 40, 50 o 60 anni!!
Quindi che tu sia alle prime armi o che sia una persona navigata puoi sempre scegliere d`intraprendere un percorso nuovo, se è quello che vuoi veramente!
I consigli che potrei dare a chiunque sono di partire con una mente aperta e non influenzata da pregiudizi, imparare più lingue possibile, che serviranno molto (o almeno l`inglese), provare cose nuove, dal cibo, vestiti e abitudini… E poi, imparare a condividere; nessuno è un isola solitaria e tutti
dovremmo imparare ad essere più altruisti.
Divertiti! La vita è unica e merita di essere sperimentata a pieno. Se poi la vita all`estero non fa per te, potrai sempre tornare a quel angolo di paradiso che è la Franciacorta!