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STORIE DAL MONDO – Chiara Bosetti, un salto nel vuoto e si diventa barlady

Arrivare a 22 anni con la consapevolezza che la propria vita sembra destinata ad inabissarsi, non è da tutti. Ed ancor più difficile è trovare qualcuno disposto a cambiarla, facendo un salto nel vuoto, pur essendo circondato da tutto ciò che di bello si potesse avere. Questa in breve, è la storia di Chiara.

A distanza di un anno e mezzo da quel giorno, rifarebbe quella scelta altre mille volte, pronta a cogliere al volo e valutare tutte le occasioni che la vita le mette sul piatto.

Oggi è un’affermata barlady che ha tra i suoi progetti quello di viaggiare per scoprire tutta l’Australia, e tra i suoi sogni quello di far trasferire la sua famiglia in questa che oggi è la sua nuova casa.

Sappiamo che hai lasciato Coccaglio per l’Australia. A che età hai deciso di partire, e cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

Ho lasciato l’Australia a Novembre 2019, avevo 22 anni. Ad essere sincera in Australia ci sono arrivata un po’ per caso. Un insieme di circostanze e situazioni mi hanno portata a scegliere di partire per un paese di cui fondamentalmente non ne sapevo molto, se non che fosse caldo, lontano e pieno di animali letali. Forse è stato proprio questo che mi ha spinto a scegliere questa meta: un salto nel vuoto senza sapere cosa mi aspettasse. In Italia stavo bene, ero circondata da famiglia, amici e qualche possibilità di lavoro, ma non era abbastanza. Non volevo vivere nella monotonia, mi serviva un qualcosa in più, un qualcosa che, ammetto a posteriori, puoi trovare solo viaggiando.

Sei arrivata in Australia “un po’ per caso”; come hanno preso famigliari ed amici questa tua decisione di partire?

Fin da piccola parlavo di viaggiare per il mondo e di partite appena ne avevo la possibilità, assillavo ormai chiunque, quindi credo che la mia famiglia se lo aspettasse. Sicuramente non è stato facile per loro ma non mi hanno mai giudicata e mai ostacolato nelle mie scelte. Sono molto fortunata ad avere sempre il supporto e l’aiuto da parte loro. Spero che un giorno riuscirò a portarli con me, almeno per poco tempo! Ugualmente i miei amici, mi hanno supportata e con alcuni di loro sono sempre in contatto.

Sicuramente in questo periodo lontano da casa avrai provato tante emozioni! Qual è stato il tuo ricordo più significativo da quando sei in Australia?

Quando sei da sola dall’altra parte del mondo ogni emozione è amplificata al massimo. Soddisfazioni, relazioni, delusioni e ostacoli, sfide, paure e momenti indimenticabili. Insomma, alti e bassi della vita ma vissuti a 360 gradi. Vivi e sperimenti cose che ti cambiano, ti aiutano ad entrare in contatto con te stessa, conoscendoti ogni giorno di più. Trovare un ricordo in particolare è difficile, ma uno dei miei migliori momenti è sicuramente quando ho fatto un road trip nel Queensland, dove ho vissuto emozioni uniche. Ed è per questo che non sarà l’ultimo, ormai è risaputo che questi tipi di viaggi in Australia sono un must. Un’altra esperienza che porterò sempre nel cuore sono stati i mesi obbligatori di lavoro in farm. Ho vissuto in un campeggio con 200 persone provenienti da tutto il mondo, lavorando nei campi. È stata un’esperienza fantastica che consiglierei a chiunque.

Sei riuscita ad ambientarti velocemente in questa nuova realtà?

Si, sono riuscita ad ambientarmi subito grazie agli ostelli e tanti altri posti frequentati da backpackers. In poco tempo si possono conoscere parecchie persone e stringere rapporti che faranno poi parte del tuo viaggio. Ancora oggi, dopo un anno e mezzo, mi piace condividere case, stanze e tende da campeggio. Per quanto riguarda il lavoro, è semplice trovare un’occupazione, si possono ricevere anche più offerte al giorno. Io sono una barlady e non mi è mai capitato di trovarmi senza lavoro. L’Australia è un paese che offre parecchie opportunità a tutti, basta saperle cogliere; più hai la mentalità aperta e più ti dà. Da immigrata, però, ci tengo a precisare che non è tutto sempre fantastico. Anche qua c’è sfruttamento e può capitare di essere sottopagati. Non siamo sempre i benvenuti e si deve avere il giusto atteggiamento. In Australia si guadagna bene, ma si spende meglio; è costosa e a volte per ottenere visti temporanei o permanenti bisogna investirci tempo e denaro.

Oggi sei una barlady; ma di cosa ti occupavi in Italia prima di partire?

Non ho molta esperienza lavorativa in Italia; dopo essermi diplomata in ragioneria, ho provato lavori d’ufficio ma non facevano per me. Ho lavorato in una pizzeria e in due diverse fabbriche. Gli unici soldi che guadagnavo erano destinati a piccoli viaggi in Europa o ai risparmi per venire qui in Australia.

In questa tua esperienza australiana, ti è mai capitato di avere contatti con altri franciacortini?

Purtroppo non mi è mai capitato. Qui ci sono veramente tanti italiani, ho incontrato una ragazza che viveva vicino alle nostre zone ed è stato divertente ricordare i nostri modi di dire e le cose comuni delle nostre zone. Mi piacerebbe incontrare franciacortini, significherebbe sentirsi un po’ a casa.

Quali progetti avevi quando sei partita, e quali sono i tuoi progetti futuri?

Purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) sono una persona che vive alla giornata, il che non vuol dire che non ho progetti per il futuro, ma che non sento la pressione di essi. Il mio obiettivo, a cui sto ancora lavorando, è “semplicemente” capire cosa voglio e cosa può rendermi felice, quello che poi succede nel mezzo è tutto un “colgo le occasioni e vedo cosa mi riservano”. Un progetto a lungo termine non l’ho ancora stabilito; invece i progetti a breve termine comprendono il viaggiare il più possibile ed esplorare questa magnifica terra, continuare a fare il mio lavoro migliorando e intraprendere nuove strade lavorative che potrebbero appagarmi.

Come è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?

Paragonare l’Australia con l’Italia è veramente difficile. Istintivamente direi che la differenza principale è lo stile di vita: in Australia il lavoro è intoccabile, ma lo è ancora di più il tempo libero. È tutto bilanciato; un lavoro con paga minima (23 dollari) ti permette di poter vivere ed essere autonomo a tutti gli effetti, e ognuno ha il proprio tempo a disposizione da dedicare allo sport, famiglia e amici, viaggi, hobby e ogni tanto un bbq (un altro must australiano). La burocrazia è sicura e veloce, e le leggi vengono rispettate da tutti. Per fare un esempio è raro trovare all’uscita di un negozio un sistema antitaccheggio, perché per principio nessuno ruba, nessuno infrange la regola. In Australia si vive in un senso di comunità, nessuno ti giudica e c’è libertà di espressione. Gli australiani sono molto easy-going, anche se a volte entrano nel “troppo superficiali”, soprattutto nei rapporti umani. Un’altra evidente differenza a cui è difficile abituarsi sono gli orari; gli eventi sono per lo più nel pomeriggio, la cena è alle 19:00 e le discoteche chiudono alle 3:00, fatta eccezione delle grandi città come Sydney e Melbourne. Inoltre c’è l’oceano, parte fondamentale della vita australiana, calcolando che praticamente tutta la popolazione vive sulle coste.

Raccontaci qualche curiosità sull’Australia e sulla località in cui ti trovi!

Ora mi trovo in Gold Coast, città dei surfisti. Locali, feste e giornate al mare. Una curiosità che mi ha colpito e che ormai faccio anche io: camminare ovunque scalzi. È normalità andare al supermercato, sui mezzi pubblici o al ristorante a piedi nudi, o uscire in infradito nel bel mezzo di un ciclone tropicale. Come dicono gli australiani: “no worries, mate”. Un’altra cosa divertente è che le persone mettono per strada ciò che non usano più finché qualcuno le prende. Lavatrici nuove, bici usate, divani il cui colore non piace più, regali mai aperti. Si può trovare di tutto!

Parlando di questa curiosità, tu hai trovato qualcosa di interessante in questo “mercatino a cielo aperto”?

In realtà, si. Una volta ho trovato dei rollerskates che volevo da tempo; erano stati usati ma ancora intatti e funzionanti. È stato divertente perché in quel periodo non avevo abbastanza soldi per comprarne un paio ed ecco che li ho trovati così, abbandonati!

Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?

Un posto che sicuramente porto nel cuore è il mio paese, Coccaglio, dove ho lasciato famiglia e amici, e un altro posto è il Monte Orfano, dove tornerò a farci un lunga camminata o qualche grigliata tra amici.

Quali sono i tuoi rapporti con la Franciacorta, e ogni quanto torni?

In realtà, da quando sono partita, non sono più tornata a causa di questa pandemia. Ovviamente quando riapriranno i viaggi internazionali e i confini australiani farò il possibile per godermi una lunga vacanza in Italia.

Casa è lontano “un anno e mezzo”, come si supera la nostalgia?

Ognuno la vive in modo diverso; io mi sono “buttata” nella nuova vita con entusiasmo e senza pensarci troppo. La so gestire a mio modo. Se capita di avere nostalgia solitamente mi concedo una cena in un ristorante italiano, se ho la fortuna di trovare qualche piccolo negozio italiano mi vizio con qualche nostra specialità, ascolto una canzone che mi riporta a momenti vissuti a casa, oppure guardo vecchie foto e video. Fortunatamente si possono fare chiamate e videochiamate, che non sono certamente la stessa cosa di esser fisicamente vicino a una persona, ma aiutano sempre, una chiamata in più può renderti la giornata migliore. Per esempio mia mamma la chiamo quasi ogni giorno! La nostalgia fa parte del gioco, ci saranno momenti bui per chiunque, che per quanto si odieranno saranno quelli che serviranno di più.

Se potessi portare qualcosa dell’Australia in Franciacorta, cosa porteresti?

Porterei lo stile di vita, il senso di libertà, le mille opportunità e una migliore gestione del Paese. Non farei mancare il mix culturale e una società con una mentalità più aperta. E le colazioni australiane, quelle non possono mancare, sono arte!

E della Franciacorta in Australia?

Porterei la mia famiglia, farei in modo che si trasferisse qua con una qualità di vita migliore. E, non per essere banale, ma il cibo. Solo un altro italiano all’estero può capire cosa si prova a non potere mangiare il vero cibo italiano, che riconfermiamo tutti insieme, è il migliore al mondo! Sto già facendo la dieta per il rientro in Italia!

Parlando di attualità, come hai vissuto e come è stata gestita questa pandemia in Australia?

La pandemia non l’ho vissuta se non in forma indiretta. L’Australia ha agito subito con restrizioni che nell’arco di un mese avevano già portato tutto alla normalità. Ormai i confini sono chiusi al resto del mondo da un anno, sarà forse per questo che si è risolto tutto perfettamente. Nonostante questo sono vicino all’Italia, sperando che la situazione migliori il prima possibile.

E riguardando questo tuo percorso, oggi percorreresti la stessa strada oppure faresti di tutto per rimanere in Italia?

Si, tornassi indietro farei la stessa scelta altre mille volte. È un’esperienza che consiglierei a tutti. Vivere all’estero ti cambia la vita in meglio, ti crea un bagaglio emotivo e culturale che nessun’altra esperienza probabilmente ti permette di farlo.

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