Oltre le taglie, un viaggio nel mondo della moda inclusiva con il libro di Marilena Pastura
È nata a Palazzolo con il nuovo millennio oramai alle porte, ma non sapeva ancora cosa il destino avesse in serbo per lei. Se gli anni duemila avrebbero dovuto essere caratterizzati da una comunicazione gentile grazie ai nuovi social, pronti a mettere in contatto tra loro i punti più distanti del pianeta, Marilena, di questa comunicazione, ne ha vissuto in prima persona l’eco di quegli incubi che era già costretta a subire nella vita reale.
E così, tra bullismo e una genetica che le ha dato del filo da torcere, Palazzolo è stato per Marilena non il paese in cui crescere e formarsi, ma un luogo dal quale sognare di scappare e nel quale farsi vedere il meno possibile. Almeno fino al 2024.
Ma tornando all’infanzia della giovane Marilena, quella nella quale prima veniva derisa per i problemi di salute, risolti con il passare del tempo, e poi aveva come principale nemica una statura che non voleva darle le giuste soddisfazioni, c’era solo una certezza: il tempo galantuomo. Ma questo Marilena non lo sapeva ancora, e proprio per questo ha continuato a coltivare il suo sogno di fuggire, che con il tempo si è trasformato nel desiderio di viaggiare. Viaggi fatti in compagnia della persona giusta, viaggi maniacalmente documentati con scatti mai banali regolarmente pubblicati su quel diario di bordo virtuale che è la rete, ed al quale tutti posso attingere ora alla ricerca di una bella immagine da condividere, ora alla ricerca di informazioni e curiosità utili a programmare il proprio viaggio.
Ed è proprio questo blog che fa da tramite tra la nostra autrice e il mondo della moda.
«Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo – racconta Marilena parlando del successo del suo diario virtuale -, in un attimo la notorietà. Tra chi chiedeva consigli per un viaggio da organizzare, c’erano anche le richieste di collaborazione da parte di alcuni brand. Eppure, in quegli scatti c’era la Marilena di tutti i giorni, quella che dal mondo della moda era lontana, quella che non indossava abiti firmati, ma soprattutto quella che dai canoni di tutte quelle modelle che affollavano le passerelle era lontana anni luce».
Il tempo galantuomo stava facendo la sua parte, anche se agli inizi di questo rapporto deve aver dimenticato le buone maniere in qualche cassetto. «La prima collaborazione – prosegue Marilena – è stata l’ennesima delusione, un altro colpo basso per la mia autostima; per lavorare nel mondo della moda, avevo dovuto pagare. Niente di male, pensavo, almeno fino a quando ho scoperto che in quel mondo, nonostante avessi pagato, non avrei mai lavorato».
Ma Marilena non si è arresa, e tra le pagine di questo suo spaccato di vita, si racconta anche a chi è cresciuto con lei e non è stato in grado né di percepire quando le stesse succedendo, né tantomeno di aiutarla a riaccendere la luce su un’adolescenza che s’incupiva sempre più. Racconta il sentiero tortuoso che da bambina l’ha vista diventare donna e che l’ha portata ad affacciarsi al mondo della moda, racconta e spiega di come le diversità possano diventare punti di forza per una moda inclusiva, ma soprattutto è un pozzo di consigli per tutti quei ragazzi e ragazze («perché la moda è di tutti») che vogliono provare a vivere, anche per un solo giorno, l’emozione di tagliare quel traguardo che secondo i canoni della bellezza virtuale è un miraggio. Dopotutto, e qui lo dicono i numeri e lo dimostrano le persone che incontriamo nel nostro quotidiano, a fare la moda sono le «persone diverse».