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Emanuele Turelli il 29 novembre a Ospitaletto con “Gleno, 1 dicembre 1923”

Emanuele Turelli il a Ospitaletto con “Gleno, 1 dicembre 1923”

250esimo palco in 16 anni di carriera per uno dei più apprezzati interpreti dello storytelling narrativo italiano 

Sono passati 16 anni da quel 30 novembre 2008, quando Emanuele Turelli, al tempo cronista per una testa nazionale di carta stampata, salì su un palco per la prima volta a raccontare una “storia”. Ironia della sorte, 16 anni dopo sarà proprio quella “storia” a celebrare la sua 250esima esibizione ufficiale. Nel 2008 per Turelli inizia una carriera che lo avrebbe portato a calcare i palchi di centinaia di teatri italiani, diventando uno degli interpreti più autentici del movimento dello storytelling nazionale: “Quando sono salito su un palco per la prima volta – spiega -; mai avrei immaginato che questa sarebbe diventata la mia seconda vita professionale. Volevo solo “dare risalto” a storie che, a mio avviso, valeva la pena raccontare e forse lo spazio di un quotidiano o di una testata di stampa risultava un poco riduttivo”. Una carriera che ha visto alcuni momenti di grande lustro: l’onore di diventare membro firmatario del libro storico dell’Università degli Studi di Brescia, assegnata dal Magnifico Rettore dell’Ateneo, nel corso di un cerimonia pubblica nel 2015, l’essere stato protagonista del più importante evento di teatro civile dell’arco alpino, proprio al Gleno, il 27 agosto 2017, la vittoria dell’Impact Award alla 52esima edizione del Festival del cinema di Giffoni, l’oscar del cinema per i ragazzi, nel 2022 con “Edith, una ballerina all’inferno”.

Da non dimenticare il titolo di “ambasciatore dei valori di Mandela in Italia” conferito simbolicamente dal console generale del Sudafrica in Italia, Molobi, nel 2013. “Questo è il potere delle storie e del racconto: qualcosa che può generare miracoli, come quello di trasformare un semplice cronista in un personaggio. Devo tutto alle “mie storie” di cui sono semplice strumento. Ne ho raccontate decine in questi anni, ma con un unico filo conduttore: devono essere storie in grado di innescare un cambiamento, di migliorare un po’ il mondo, di generare dubbi di coscienza”. E Turelli, in quanto a storie, davvero non ha perso tempo: In 16 anni ha sviluppato 8 produzioni maggiori e una ventina di produzioni “minori” fondando due realtà artistiche: Violet Moon, nel 2010 e il Performing & Storytelling HUB, nel 2023. Nel conteggio delle date ufficiali rientrano le 8 produzioni maggiori.

Fra queste spiccano le 111 date de “Il coraggio di Vivere” (sul tema della shoah), le 51 date di “Un Santo con la Penna” (racconto sull’epopea alpina della campagna di Russia), lo stesso spettacolo sul disastro del Gleno, che, nonostante la sua caratteristica “locale” è stato in grado di superare le 40 repliche. In totale si parla di una quantità di spettatori impressionante: oltre 51 mila, dei quali il 60 per cento studenti di ogni ordine e grado. E l’embrione di quel che sarebbe diventato “Gleno, 1 dicembre 1923. Narrazione civile di un disastro annunciato” dopo 16 anni, sarà di nuovo protagonista, grazie alla volontà dell’Amministrazione comunale di Ospitaletto che ha chiesto questo evento a Turelli e al suo staff, oltre 1 anno fa: “Tengo moltissimo a questo evento e a questo racconto – prosegue Turelli riferendosi alla data di Ospitaletto, del 29 novembre -; perché credo che la Memoria non sia qualcosa “da anniversario” come tutti hanno fatto lo scorso anno in occasione del centenario del disastro. La vera Memoria deve essere perenne, deve essere conservata e palesata in ogni tempo. Io la penso così…”.

Per questo, stasera alle ore 21 (Teatro Agorà) Turelli salirà sul palco con la carica emotiva di sempre, insieme ai suoi compagni di viaggio: Daniele Gozzetti, Davide Bonetti e Giovanni Rovati alla componente musicale e Riccardo Viviani alla componente tecnica. Oltre all’attività teatrale, Emanuele Turelli è un instancabile autore: da poco lanciato su scala nazionale il suo “Amici per la pelle” (Acar Edizioni), romanzo storico sull’amicizia fra Jesse Owens e Luz Long, con prefazione dell’emblema olimpico italiano Juri Chechi. A breve (da metà dicembre) in ogni libreria italiana anche “Shoah. Storia, storie, significato” saggio tematico e manuale rivolto ai giovani per capire il più grande delitto umano del Novecento. E i prossimi mesi per Turelli non saranno meno intensi sia sul fronte teatrale che su quello narrativo: dal 10 al 27 gennaio lo storyteller bresciano sarà impegnato in un tour che lo porterà ad esibirsi ne “La settima Fiamma” in 18 teatri lombardi con un rullino di marcia impressionante (18 repliche in 17 giorni con circa 4500 spettatori stimati), mentre ad aprile debutterà un nuovo racconto dal titolo “fiorinAdamello” sulle incredibili vicende dei quattro fratelli Calvi nel corso della guerra bianca dei ghiacciai. Sul fronte narrativo ecco “Prima che me moro” che verrà presentato ufficialmente e distribuito a partire dal aprile 2025 (romanzo che narra dei 280 chilometri di cammino fra Roma e Assisi, lungo la via di Francesco). “Diciamo che faccio fatica ad annoiarmi – scherza Turelli -; ma questo è l’aspetto più bello del mio lavoro: non ci ferma mai. Si cambia “giacchetta” ma le storie sono sempre protagoniste. Oggi il pubblico esige strumenti sempre più complessi e un buon storyteller deve essere in grado di darglieli. Il 2025 sarà un anno da almeno 50 date e non avrei voluto nulla di diverso per il mio 17esimo anno di palco”. Una sorpresa? “Visto come è andato il primo, mi sta venendo la voglia di fare un altro film o una serie. Ho un’idea che potrebbe funzionare, un’altra storia in grado di cambiare il mondo, quella che ho raccontato in “amici per la pelle”. Ma sono un po’ scaramantico. Meglio non anticipare nulla. Anche con Edith abbiamo fatto così e siamo arrivati alla RAI dopo avere vinto Giffoni. Perché non riprovarci”.