Il Museo diffuso della Franciacorta, perchè una vita senza storia è come un viaggio senza meta
Abbiamo raggiunto Gabriele Archetti, professore ordinario di Storia medievale in Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente del Centro studi longobardi (Milano) e della Fondazione Cogeme (Rovato). È autore di numerosi saggi e dirige vari progetti di ricerca, tra cui Desiderio. Il progetto politico dell’ultimo re longobardo (2013), “Pietas et labor”. San Giovanni Battista Piamarta (2014), La civiltà del pane (2015), Le cronache medievali di Giacomo Malvezzi (2016), Living and dying in the cloister (2017), Teodolinda. I Longobardi all’alba dell’Europa (2018), Le origini del Franciacorta nel Rinascimento italiano (2019), “Carnem manducare”. La carne e i suoi divieti (2020), L’abbazia dei Santi Nicola e Paolo VI di Rodengo (2020).
Buongiorno prof. Archetti siamo alla vigilia di un anno importante per Brescia e Bergamo e di conseguenza per la Franciacorta, come ci si prepara?
Brescia e Bergamo capitali italiane della cultura sono un’occasione speciale per tutti i territori e per quelli in cui opera la Fondazione Cogeme a partire dai suoi progetti di punta: il Festival della Carta della Terra; il Banco del riuso; il MUseo DIffuso della Franciacorta; la Rassegna della microeditoria. Un programma intensissimo che si coniuga con il primo ventesimo della nostra Fondazione.
All’interno di Agenda Franciacorta, nel convivium di Rovato, ha rilanciato il progetto del Museo Diffuso, lo descrive anche ai nostri lettori?
MUDI-Franciacorta o Museo Diffuso della Franciacorta è un progetto che intende valorizzare i beni storico-artistici, architettonici e ambientali studiandoli, facendoli conoscere e mettendoli in rete come un patrimonio sparso, visitabile e riconoscibile. Uno sforzo diretto prima di tutto per gli abitanti del territorio e poi anche con una rilevanza turistica. Non si tratta di creare nuove strutture, ma di fare emergere quanto già esiste attraverso le forze vive delle nostre comunità.
Uomo di cultura, storico, quante storie ha da raccontare la Franciacorta? Quanta ricchezza e cultura è ancora in attesa di essere scoperta?
Ogni comunità è depositaria di storie, vicende, avvenimenti che ne hanno segnato lo sviluppo e ne orientano ancora la crescita.
Partire da queste è restituire dignità e profondità ad un territorio unico. Si pensi al paesaggio, dalle colline al lago, alla pianura; si pensi ai campi ben tracciati di filari, alle rete di chiese e cappelle o al clima mitigato dal lago e dal Monte Orfano. Siamo in una zona fortunata e capire le ragioni della sua rilevanza socio-economica e produttiva è una grande storia da raccontare, a cui guardare e rispettare.
Qual è il luogo che più ama del nostro territorio?
Non ho un luogo privilegiato o del cuore. Certo il profilo singolare di un paesaggio che unisce collina, pianura, lago, vigne, olivi e zone boschive è un caso fortunato e vederlo ogni mattina è privilegio di pochi.
Se a questo si aggiungono le molte opere umane si completa il ciclo del vivere che da millenni accompagna questa terra di Franciacorta.
Qual è il suo auspicio per il futuro della Franciacorta?
L’augurio per la Franciacorta è semplice: riconoscersi nella storia che sta alle sue spalle, comprendendone scelte virtuose ed errori, senza nostalgie ma con la speranza di continuare a fare qualcosa di buono come ha fatto chi ci ha preceduto.
Una vita senza storia è come un viaggio senza meta, per questo riconoscerne il senso nel passato è il primo passo per progettare un futuro sostenibile, auspicabile e a misura di tutti.