STORIE DAL MONDO – CUPERTINO CHIAMA, IRENE RISPONDE
Per la rubrica “Storie dal mondo”, oggi è il turno di Irene! Un dottorato in Ingegneria Elettronica per un viaggio da Cologne alla Silicon Valley; destinazione… Cupertino!
Contattiamo Irene su Facebook, dopo aver trovato tracce di lei in un gruppo di italiani all’estero, quando in Italia sono passate da poco le 4 del mattino, e lei ci risponde in tempo reale.
Irene Perali, classe 1987, protagonista di “tre vite e mezza” come ama raccontare, termina il dottorato di ricerca in Ingegneria Elettronica nel 2014 e nel 2015 atterra a San Francisco.
Ciao Irene, si dice che la curiosità sia femmina, ma non sempre è così. E noi siamo curiosi di conoscere queste tue “tre vite e mezza”; cosa puoi raccontarci?
Le “tre vite e mezza” sono, e ve le cito nell’ordine cronologico, quelle che ho vissuto: la paesana, la cittadina, l’europea (questa è la mezza vita) e la californiana. Sono cresciuta a Cologne circondata da campi di grano da un lato e fabbriche dall’altro. Amavo la scuola e lo studio delle materie umanistiche, della matematica e della fisica, e nel cassetto nascondevo il sogno di diventare scrittrice.
Nel 2006 mi trasferisco a Milano, la città “che mi ha reso la persona che sono oggi” per studiare Ingegneria Biomedica ed Ingegneria Elettronica, fino al raggiungimento del dottorato in Ingegneria Elettronica.
Il 2015 è stato un anno di transizione.
Vivevo in sette case diverse, quattro città, tre paesi e due continenti.
Dopo aver accettato l’offerta di lavoro in Apple, ho trascorso cinque mesi a Zurigo in attesa del visto. Cinque mesi felici, per lo più trascorsi a leggere nei parchi di Zurigo, per vivere quel “progetto Erasmus mai fatto ai tempi della scuola”.
Arriviamo così al 12 ottobre 2015 quando atterro a San Francisco per iniziare una nuova avventura. E il primo anno è stato quello dei fine settimana infiniti, durante uno dei quali ho frequentato un corso di scrittura creativa.
E così, nella terza vita, hai deciso di lasciare Cologne per gli Stati Uniti e, per la precisione, la California. Cosa ti ha spinta a prendere questa decisione?
La principale motivazione che mi ha spinta a lasciare l’Italia per gli Stati Uniti è stato il lavoro. Nel 2014 ho terminato un dottorato di ricerca in Ingegneria Elettronica e la California, in particolare la Silicon Valley, è uno dei posti al mondo che offre le migliori opportunità lavorative in questo settore. Ho provato ad applicare per diverse posizioni lavorative nelle grande aziende tech della zona e, dopo meno di un mese, ho ricevuto la chiamata da Apple. Ho fatto il colloquio a Cupertino e ottenuto l’offerta di lavoro che mi ha consentito di trasferirmi negli Stati Uniti.
Sicuramente avrai provato tante emozioni in questi tuoi 5 anni e mezzo! Qual è stato il tuo ricordo più significativo?
Sono stati anni ricchi di eventi e nuove scoperte, ma il mio ricordo più significativo risale alla primissima sera negli Stati Uniti, dopo essere atterrata all’aeroporto di San Francisco per cominciare una nuova vita da cui non sapevo esattamente cosa aspettarmi. L’immagine della città illuminata mentre guidavo verso l’appartamento dove sarei stata per i primi mesi è ancora vividissima. Non mi sembrava vero che quella sarebbe stata la mia nuova città per i prossimi anni e provai un misto di felicità e paura. Ero felice di avere raggiunto un importante obiettivo, ma spaventata di dover affrontare da sola la vita in un posto così lontano.
Sei riuscita ad ambientarti velocemente in una nuova città?
Credo di non essermi ancora ambientata del tutto. Da quando mi sono trasferita ho vissuto a San Francisco, Mountain View e ora vivo a Palo Alto. Il primo anno è stato un anno di esplorazione in cui ho scoperto ogni singolo angolo della città, quasi da turista. Poi ho cominciato a formare le mie abitudini.
Dal punto di vista logistico mi sono ambientata bene: ho aperto un nuovo conto in banca, fatto l’esame della patente (Sì bisogna rifare sia teoria che pratica!), trovato una casa.
Tuttavia non credo di essere ancora integrata nella comunità, forse perché qui non c’è un vero senso di comunità visto che la maggior parte delle persone non sono originarie del luogo. Ho diverse amicizie, nate sul lavoro o tramite la rete di italiani, ma non è paragonabile alla rete di conoscenze che avevo in Italia.
Quali progetti avevi quando sei partita, e quali sono i tuoi progetti futuri?
Quando sono partita non avevo un progetto specifico in mente, volevo solo ricostruirmi una vita: nuovo lavoro, nuova casa, nuove amicizie. Le idee per dei progetti sono arrivate quando ero già qui. Ho pubblicato un libro che parla di donne italiane che seguono l’amore in California, mi sono appassionata allo yoga e ho preso la certificazione come istruttrice e
ho iniziato a visitare tutti i parchi nazionali americani (ora sono a quota diciassette).
Nel frattempo ho conosciuto il mio attuale marito (anche lui italiano trasferitosi qui pochi mesi dopo di me) e adesso siamo in attesa di una bambina che nascerà a maggio. Attualmente i miei progetti ruotano intorno alla famiglia. Vorrei far crescere mia figlia in un ambiente sereno e ricco di opportunità.
Come è la vita di una franciacortina all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?
Per certi aspetti la California è molto simile all’Italia, anzi, molto simile alla Franciacorta. A meno di due ore da casa ci sono la Napa e la Sonoma Valley, terre di vigneti e cantine che ricordano molto la Franciacorta.
La Silicon Valley è circondata da colline che, in certi punti, hanno una vegetazione simile a quella del Monte Orfano.
La vita non è molto diversa rispetto a quella che avevo prima: lavoro, faccio sport, il weekend vedo gli amici (molto meno adesso per colpa del Covid) o faccio delle gite con mio marito.
Le principali differenze rispetto all’Italia sono una vita sociale molto meno attiva. La gente non esce moltissimo, ci sono meno eventi e meno opportunità di divertirsi. Ovviamente l’assenza della famiglia e delle amicizie di lunga data è la cosa di cui sento maggiormente la mancanza.
Raccontaci qualche curiosità su Mountain View e sulla California!
Attualmente non vivo più a Mountain View ma a Palo Alto, che è a soli dieci minuti da dove vivevo prima. L’aspetto più interessante sulla Silicon Valley è che non è come ci si potrebbe aspettare. A parte il fatto che la maggior parte dei giganti del tech hanno sede qui, non è un posto affatto tecnologico. Basti pensare che i fili della corrente non sono interrati neanche nei centri abitati! Le città sono perlopiù costituite da quartieri residenziali con case a un piano solo e un piccolo centro con ristoranti e negozi. A un quarto d’ora ci sono le colline con boschi e diversi sentieri per camminare.
Un’altra curiosità sulla California è che non fa caldo come si possa pensare, in particolare sulla costa. Se è vero che gli inverni sono miti, le estati non sono torride e la sera la temperatura scende sempre anche sotto i venti gradi. La cosa più interessante è che a San Francisco, che si trova a mezz’ora dalla South Bay, d’estate fa freddo (le temperature sono attorno ai venti gradi di giorno salvo rare occasioni) e ci sono di media dieci gradi in meno rispetto ai paesi circostanti.
Quando vivevo a San Francisco e lavoravo a Sunnyvale uscivo di casa con il capotto e all’ora di pranzo stavo in maniche corte.
Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?
Il mio luogo del cuore in Franciacorta è la pista ciclabile sotto monte che collega Cologne a Coccaglio. Ci andavo spesso a correre quando vivevo in Italia ed ogni volta che torno a casa a visitare la mia famiglia la passeggiata sulla pista ciclabile è irrinunciabile.
La amo perché, mentre si cammina, si è circondati dai campi di granoturco prima e i vigneti poi, sempre sovrastati dal Monte Orfano, che è la cosa che, in assoluto, associo di più al mio paese natale.
E se potessi portare qualcosa della California in Franciacorta, cosa porteresti?
Porterei le opportunità lavorative e la positività nel supportare nuove idee. Se potessi avere lo stesso lavoro che ho qui, tornerei in Italia domani.
Ci sono tante altre cose che mi piacciono della California, tra cui la varietà infinita di cibi e ristoranti di cucine da tutto il mondo, il cielo quasi sempre azzurro, le scogliere sull’oceano. Ma forse non le porterei in Franciacorta, perché se no non sarebbe più Franciacorta!